Verbicaro

Alcuni storici identificano Verbicaro con l'Aprustum dei Bruzi o con Vergae. Il nome del paese è di origine incerta per le varianti etimologiche; da Vernicaio, così denominato per la chiarezza dell'aria, " a vernante aere dictum", a Bernicaro e Berbicaro, in dialetto Vruvicaru, che potrebbe significare etimologicamente luogo di pastori, dal latino "berbicarius", pecoraio o per la derivazione etimologica dal latino vervex,pecora. La denominazione di Verbicaro, quindi, potrebbe essere derivata, con fondatezza di ragione, secondo l'ipotesi etimologica, dai luoghi, dove il borgo sorse, brulli, impervi e selvosi, abitati e frequentati da pastori.

Storia

Il centro storico, ormai parzialmente disabitato costituisce per la sua configurazione caratteristica, topografica ed urbanistica, il primo e più significativo documento storico relativamente all'origine ed alla ragione stessa del paese, in difetto di particolari fonti di notizie. In rapporto alla sua configurazione topografica ne deriva che Verbicaro sia sorto come "castello" che si estendeva dal palazzo antico baronale sino a Bonifati. L'antico palazzo baronale conserva ancora il nome di Castello. Si vedono ancora le strutture di un paese rifugio: mura di difesa con tre porte d'accesso all'abitato.

Verbicaro

Le case sono tutte di un solo vano, una addossata all'altra edificate a difesa e protezione. Si può ritenere che il primo nucleo abitato sia sorto in funzione difensiva, quando in epoca medievale, le popolazioni rivierasche, per scampare alla malaria ed alla violenza delle incursioni piratesche e dei Saraceni, durante il periodo bizantino, erano costrette a ritirarsi nel retroterra, in luoghi alti ed impervi, più sicuri e più adatti alla difesa.
Il borgo, ristretto alle origini tra i naturali contrafforti rocciosi ed i muraglioni protettivi di cinta, cominciò gradualmente ad espandersi con il crescere della popolazione diramandosi in agglomerati rionali di case nella campagna circostante. Il paese si sviluppò da questo nucleo fino a raggiungere le dimensioni attuali.

Verbicaro

L'episodio più noto e studiato della storia di Verbicaro è l'epidemia di colera dell'estate del 1911 e la rivolta che causò. Molto spesso il fatto viene strumentalizzato per sottolineare l'arretratezza del paese agli inizi del Novecento, senza considerare che in quegli anni a vivere in condizioni di emarginazione non era solo Verbicaro ma tutta l'Italia meridionale, con gravi responsabilità del governo nazionale. Ai verbicaresi erano tristemente note le conseguenze di un'epidemia, poichè già in passato il paese era stato colpito da simili calamità. La prima di cui si ha notizia risale al 1656, quando per il contagio che colpì il Regno di Napoli morirono a Verbicaro 1036 persone, l'altra nel 1844 che registrò 246 morti. Il colera, implacabile, si abbattè ancora su Verbicaro nel 1855 e fu ancora più drammatico non solo per l'elevato numero di vittime, ma, soprattutto per la rivolta che questo causò, di gran lunga più cruenta e con lo stesso meccanismo di quella del 1911. Nel 1911, quando in Italia si celebravano i primi cinquant'anni di unità nazionale, si salutava questo avvenimento con grandi manifestazioni e cerimonie, da Verbicaro, da questo piccolo e sperduto paese della Calabria, del tutto sconosciuto alla gran parte degli italiani, cominciarono a giungere notizie inquietanti. L'epidemia di colera, che nell'estate del 1911 aveva toccato altre regioni italiane, ebbe a Verbicaro, per le precarie condizioni igieniche e sanitarie, effetti devastanti. Provocò la violenta reazione della popolazione di Verbicaro che insorse contro le autorità locali, i "galantuomini" del paese, considerati responsabili dell'epidemia, giudicati alla stregua di "untori". Il popolo, terrorizzato dall'epidemia, e dovendo nella sua ignoranza, spiegare quella tragedia, giustificava il colera con la "polverella": un veleno messo dalle autorità locali nelle fontana pubblica per uccidere gli abitanti. La causa dell'epidemia era la mancanza di igiene. L'acqua della "fontana vecchia", l'unica fontana pubblica, la cui sorgente era nel sottosuolo, era inquinata dagli stessi cittadini, che di notte soddisfacevano i loro bisogni per le vie.

Verbicaro

Nel tumulto furono uccise tre persone, ritenute responsabili dell'avvelenamento. Verbicaro, diventa, in quell'estate del 1911, quasi un monito per la coscienza di un paese e di uno Stato che sembrava aver dimenticato antichi e non risolti problemi sociali. L'episodio distruttivo e desolante del 1855, che si ripetè con inalterata intensità nel 1911, segnò i cittadini con il marchio infamante della ferocia e della criminalità. In realtà erano solo dei poveri contadini abbandonati a sè, abituati a sopportare i soprusi dei "galantuomini" e che avevano una sola fede in cui credere e sperare: la famiglia. E quando un'epidemia senza scampo li privò degli affetti più cari, improvvisamente e senza nessuno capace di dare spiegazioni plausibili a ciò che stava accadendo, impazzirono di dolore, divenendo collettività incontrollabile, feroce e devastante. Furono, dunque, l'eccesso di dolore e l'ignoranza a causare le rivolte. Sono storie cariche di sofferenze e meritano tutto il nostro rispetto; e se non un minimo di comprensione, neanche un giudizio frettoloso o distratto. Sono avvenimenti spiacevoli ma, anch'essi, purtroppo, ci appartengono, sono parte integrante della nostra vita, da non dimenticare. Il palazzo marchesale fu costruito nella seconda metà del '700, in aderenza all'ala di accesso al vecchio castello, dove probabilmente alloggiavano i precedenti feudatari durante la loro permanenza in paese. Di scarso valore architettonico, abbastanza modesto in confronto ad alcuni fastosi palazzi gentilizi, costruiti altrove da altri feudatari, attualmente, proprietà di privati cittadini, è stata sede per lungo tempo della caserma dei carabinieri. Una scritta dipinta sotto il cornicione: "Nicollaus Cavalcanti, de marchionibus terrae Verbicarii, sibi suisque fecit " ci ricorda che fu costruito da Nicola Cavalcanti, marchese di Verbicaro.








Arte e Cultura

Chiesa di San Giuseppe

Iniziata il 31 Ottobre 1897. Decorata di stucchi e adornata in alto al centro, su un pinnacolo, dalla statua di S.Giuseppe e lateralmente dalle statue di Gesu' e della Madonna.
Ad unica navata, all'interno è decorata di stucchi e pitture che rappresentano episodi della vita di S.Giuseppe.
Vi sono sculture in legno e cartapesta e un organo ligneo.
Si conserva il vecchio portale in pietra dell'antica Chiesa di San Domenico, che sorgeva accanto al monastero dei domenicani, demolita nel 1930 per la sua malferma stabilità.
Al santo è devota una confraternita che si occupa non solo della festa del compatrono verbicarese, ma anche dell’organizzazione delle altre feste votive, come accade nella famosa processione dei misteri conosciuta per la sua caratteristica rappresentazione e per il rito dei battenti che ogni anno attira fedeli e curiosi da ogni luogo.

Chiesa S.Maria delle Grazie

Chiesa S.Maria delle Grazie costruita secondo i canoni della moderna architettura sacra; aperta al culto in data 11 novembre 1979, giorno votivo della Madonna delle Grazie a ricordo del morbo del colera del 1837. In seguito fu istituita parrocchia Sacro Cuore di Gesù in Nostra Signora delle Grazie. All'interno si possono ammirare varie statue di recente manifattura e sull'altare centrale un antico trittico raffigurante la Madonna delle Grazie e lateralmente S.Giuseppe e S.Anna proveniente dall'antica chiesa in P.zza S.Pietro demolita nel 1950.

La chiesetta di S.Maria la Nova

La chiesetta di S.Maria la Nova, che era ubicata fuori dell'abitato, su una collina a monte del paese, detto "Calvario", solitaria, un tempo era un antico romitorio, con delle celle per gli oblati, per coloro che vi si ritiravano per dedicarsi alla preghiera consacrandosi al servizio di Dio e della Chiesa. Nell'interno della chiesa, in una nicchia era riposta la statua di S.Antonio di Padova e su un altare laterale era collocata la statua della Madonna scolpita nel 1700. Queste statue sono ora custodite nella nuova chiesa di S.Maria la Nova; armonica nella sua modesta e contenuta struttura architettonica, fu fatta costruire per iniziativa e devozione di privati nel 1879, nelle vicinanze della vecchia, che era andata in rovina per mancanza di manutenzione dopo il suo incameramento da parte del governo e che crollò nel 1886 logorata dal tempo, dopo che lo spiazzo antistante era stato adibito a cimitero comunale. L'8 settembre si celebra la festa della natività della Madonna. Sull'altare centrale si può ammirare un dipinto su tela raffigurante la Madonna col bambino in trono, probabilmente opera di Genesio Galtieri.

La Chiesa di S.Maria di Loreto

La Chiesa di S.Maria di Loreto situata a due chilometri circa dal paese, in aperta campagna, sul fianco sinistro della valle dell'Abatemarco, di origine medievale, molto modesta nella sua semplicità architettonica. Intorno al sec. X, sul luogo dove sorge la chiesetta, fiorì un romitorio femminile , basiliano. All'interno si possono ammirare una statua in cartapesta raffigurante la Madonna con bambino e nell'abside della chiesetta affreschi raffiguranti la Madonna con bambino e Santi. All'esterno sopra il portale vi è una nicchia dove è posta una statuetta in pietra raffigurante la Madonna con il bambino sulle spalle (stessa iconografia dell'affresco).

La Chiesa di S.Francesco di Paola

La Chiesa di S.Francesco di Paola, Santuario diocesano dal 9 settembre 1997, risale alla fine del 1800, si trova su una collina "supra dd'iertu", a circa tre chilometri dal paese, percorrendo la strada rotabile, da dove si domina con lo sguardo, per l'ampio orizzonte, la serra verdeggiante delle colline, che degradano verso la valle, tra l'Abatemarco ed il Lao, fino alla costiera tirrenica. E' a pianta rettangolare, ad una piccola sola navata, con facciata principale e porticato, poggiato su tre archi a tutto sesto, con portone d'ingresso interno e campaniletto a vela costruito all'apice dello spiovente della tettoia.

Chiesa di S.Pietro

Chiesa di S.Pietro nella struttura settecentesca e nei caratteri architettonici, ad unica navata rettangolare, abbastanza ampia, sobriamente decorata, sorgeva alla periferia del paese in uno spiazzale, detto "mpedi dd'urma" (ai piedi dell'olmo), per un olmo che vi vegetava, fiancheggiato da un torrente, che per la vicinanza alla chiesa venne denominato canale di S.Pietro. Le acque del canale, però, a regime torrentizio, specialmente nelle piene invernali, non frenate da alcuna briglia o argine, determinarono col tempo, per la loro forza erosiva, franamenti del terreno, che minarono la stabilità della chiesa, la quale, divenuta pericolante, fu chiusa al pubblico nel 1930. Fu demolita nel 1950 per evitare che crollasse, lo spiazzo rimasto libero sistemato e consolidato porta il nome di piazza S.Pietro. La campana datata 1719 è conservata nella chiesa madre come pure tutto l'arredamento sacro di pertinenza della chiesa e la statua di S.Pietro, di pregevole fattura dell'artigianato sacro napoletano del '700.

Chiesa di S.Pietro

Chiesa di S.Pietro nella struttura settecentesca e nei caratteri architettonici, ad unica navata rettangolare, abbastanza ampia, sobriamente decorata, sorgeva alla periferia del paese in uno spiazzale, detto "mpedi dd'urma" (ai piedi dell'olmo), per un olmo che vi vegetava, fiancheggiato da un torrente, che per la vicinanza alla chiesa venne denominato canale di S.Pietro. Le acque del canale, però, a regime torrentizio, specialmente nelle piene invernali, non frenate da alcuna briglia o argine, determinarono col tempo, per la loro forza erosiva, franamenti del terreno, che minarono la stabilità della chiesa, la quale, divenuta pericolante, fu chiusa al pubblico nel 1930. Fu demolita nel 1950 per evitare che crollasse, lo spiazzo rimasto libero sistemato e consolidato porta il nome di piazza S.Pietro. La campana datata 1719 è conservata nella chiesa madre come pure tutto l'arredamento sacro di pertinenza della chiesa e la statua di S.Pietro, di pregevole fattura dell'artigianato sacro napoletano del '700.

Il monastero dei domenicani

Il monastero dei domenicani fu costruito fuori dal centro abitato, in una zona pianeggiante, denominata, perciò, il "piano", che ora costituisce il punto di riferimento del paese, dopo la sua espansione urbanistica. A pianta quadrangolare, con al centro il chiostro e sull'ala destra la chiesa di S.Domenico, orientato verso nord-ovest, opera di esperte maestranze locali, esprimeva caratteri e motivi stilistici dell'architettura cinquecentesca, come si poteva notare dal portale e dalle arcate della Chiesa. Vicino, era ubicato un piccolo ospedale per i poveri. Il monastero ebbe una durata molto breve, venne soppresso dopo un trentennio appena di attività. I beni vennero assegnati alla chiesa parrocchiale. Con il passare del tempo, l'edificio, non più abitato e non più curato crollò parzialmente. Nulla più resta del vecchio monastero, ad eccezione di una parte dell'ala sinistra, quasi completamente rifatta e riadattata ad uso di abitazione privata. Per il resto, al suo posto, sorge l'attuale Piazza Piave con il Monumento ai Caduti. Neppure la chiesa esiste più, demolita nel 1930 per la sua malferma stabilità.

Cappelle rionali

Tra il 1600 e il 1700, oltre alle cappelle filiali direttamente dipendenti dalla chiesa parrocchiale, erano sorte cappelle rionali ad iniziativa e devozione di privati: quella di S.Giacomo, di S.Antonio Abate, di S.Sebastiano, di S.Maria Maddalena, le quali ebbero vita breve poichè erano scarsamente dotate di fondi. Nessuna traccia è rimasta di quese cappelle se non il ricordo del nome trasmesso e rimasto alle vie adiacenti.








Cosa vedere

Portale di via Giardino

I portali esprimono i valori originali della cultura del luogo; l'uso dei materiali che li costituiscono (la pietra, lo stucco, il legno, i mattoni, il ferro) e con essi la tecnica costruttiva testimoniano il valore delle maestranze professionali (lo scalpellino, lo stuccatore, il falegname, il fabbro ferraio). Percorrendo il centro storico troviamo altre testimonianze e notiamo anche il diverso stile delle case rispetto a quelle più antiche di Bonifati. Quando Verbicaro si estese oltre l'originario borgo medievale (tra Quattrocento e Cinquecento), i quartieri allora nuovi sorsero come un'odierna periferia, cioè tante abitazioni separate sorte senza un ordine urbanistico preciso. Solo nel tempo, con l'aumentare della popolazione, anche in periferia le case sono state addossate le une alle altre. A caratteristica delle case del centro storico di Verbicaro sono le scale esterne che collegano un piano ad un altro.

Portali

Esse sono, nella maggioranza dei casi, aggiunte alla struttura originaria solo con l'aumentare del numero dei piani. E i piani aumentavano con il crescere della famiglia, per consentire ai figli sposati di continuare a vivere vicino ai genitori e così ai figli dei figli. Dal pian terreno originario si arrivava così, nel tempo, ad avere anche due o tre piani, collegati da scale esterne. I condomìni sorti nei quartieri nuovi, palazzoni anche di cinque o sei piani, hanno anch'essi un'analoga spiegazione.

Vico Vignale

E' uno dei posti più caratteristici del centro storico, con una suggestiva roccia ai piedi della quale si trova un'antica fontana con motivi decorativi a bassorilievo, fiancheggiata da una scalinata in pietra.

u vich'i ddacciprieviti

Popolarmente indicato come "u vich'i ddacciprieviti" perchè in una di quelle case ha vissuto l'arciprete Don Francesco Cava.

Fontana Vecchia e vecchio Municipio

Epoca costruttiva 1816. La fontana vecchia situata nel cuore del centro storico, nel tempo è stata fontana pubblica e lavatoio. Era costituita da cinque mascheroni in marmo che formavano i boccagli della fontana (oggi ne sopravvive soltanto uno), dei ferri murati garantivano l'appoggio alle lanterne e delle nicchie ricavate nella muratura quello per il sapone. Le pareti risultano completamente decorate da affreschi, che nel tempo erano stati ricoperti da intonaco. Una vecchia iscrizione, appena leggibile, posta sul portico della fontana: Cives Universitatis donum Blasio Ruggiero date gloriam qui costruendam Sindicus Curavit - MDCCCXVI sta ad indicare che nell'area sovrastante, dai primi del 1800, aveva sede l'amministrazione civica. La stessa sede fu adibita a municipio dopo la costituzione dei comuni, per cui tuttora viene indicata come Vecchio Municipio.

Chiesa madre dell'Assunta P.zza V.Emanuele

Epoca costruttiva inizio 1400; ampliata dalla parte absidale, restaurata e meglio decorata, in tre successivi periodi, tra il 1883 ed il 1927; altri restauri furono effettuati nel 1974. Gli ultimi restauri sono stati effettuati dal '98 al 2006. Si trova ai piedi della rocca di Bonifati, su cui sorge il borgo medievale. Sorge in quella che tra il '400 e il '500 era la periferia del paese. La chiesa, anche se soffocata nella prospettiva esterna, per la ristrettezza spaziale del sagrato, dalle case circostanti, presenta una facciata stilisticamente armoniosa, di tipo classico. Interno ad un'unica ampia navata, con quattro grandi cappelloni laterali su ciascuna fiancata. Le pitture che l'adornano sono state effettuate tra il 1925 ed il 1926. Rappresentano sullo sfondo della cupola absidale il trionfo della Madonna, sulle pareti laterali di fondo, all'altezza dell'altare maggiore, episodi evangelici e, sulla volta del soffitto, l'ultima cena, secondo la versione leonardesca. All'interno possiamo ammirare varie statue in legno e cartapesta, una tavola dipinta raffigurante la Madonna con bambino e Santi in preghiera probabilmente opera del pittore Genesio Galtieri, e due organi lignei. Nella sacrestia sono conservati preziosi paramenti in seta, oggetti sacri vari del '500, una croce astile in argento del '600 di pregevole fattura e un messale Romano del '600.

Chiesa madre dell'Assunta P.zza V.Emanuele

La Chiesa delimita da un lato quella che per secoli è stata la piazza principale di Verbicaro, il luogo in cui si è svolta la vita civile del paese. Infatti, abitualmente è ancora oggi chiamata "a Chiazza", senza ulteriori specificazioni. Ha avuto tra i suoi edifici anche le carceri. Lo ricorda un'antica lapide: A.D. 1825 Astricti crimine conspicite, et per horescite hoc intus... Vel cito luetis poenis, integri vero vitae scelerisque puri Blasio Rogiero plaudite non sine eius sindici maxima cura ista aedificatus carcer. Furono costruite nel 1825 dal sindaco Biagio Ruggiero, lo stesso a cui si deve la fontana vecchia. In seguito sono state adibite ad abitazione privata, come tanti altri edifici verbicaresi sorti non come abitazioni, ma diventatili nel tempo.

Portale per Bonifanti

Epoca costruttiva XI secolo. E' una delle tre porte d'ingresso (le altre due sono situate in via Pampanara e via Orologio) al borgo medievale. Le case erano circondate da alte mura, l'accesso avveniva attraverso tre porte che di notte venivano chiuse per difendersi dalla violenza delle frequenti incursioni piratesche e dei Saraceni, molto frequenti tra l'ultimo scorcio del primo millennio e gli inizi del secondo. La conformazione urbanistica del primo centro storico, caratterizzata da un agglomerato di modeste ed anguste case, costruite in parte a strapiombo sulla roccia, addossate l'una all'altra, fa ritenere che il paese sia sorto in epoca medievale barbarica, quando le ragioni sociali di una difesa collettiva da possibili aggressori, prevalevano sulle altre ragioni di comodo privato. I primi abitanti, perciò, dovettero essere i militi addetti alla difesa del castello , i profughi delle contrade rivierasche e qualche famiglia di contadini e di pastori, che avevano interessi nelle vicinanze. Scale pavimentate in pietra e dedali di vicoletti ci inoltrano nella parte più antica del paese. Nell'intrico di strette viuzze e di case che sembrano nascere dalle rocce si possono ammirare splendidi portali in pietra, opera degli scalpellini locali e frutto di quella architettura spontanea di origine contadina; si scoprono piccoli capolavori: balconcini, finestrelle, supporti, cornicioni di stili e fogge diverse che insieme formano un tutto armonioso che sa di altri tempi.

Torre dell'orologio

Situata a Bonifanti, la parte più antica del paese. Opera di maestranze locali, molto caratteristica e dall'aspetto dominante, un tempo ospitava l'orologio civico. Percorrendo i vicoletti di Bonifanti, si può notare il particolare stile architettonico delle case, addossate le une alle altre anche per esigenze statiche, sorgendo esse sulla roccia. E' possibile anche osservare, alla base di alcune costruzioni, i colpi di scalpello sulla pietra, con i quali è stato creato lo spazio del vicoletto.

Madonna del Carmine

Fu costruita, in località Pampanara, tra il 1895 e il 1896, consacrata nel 1897. Prima della costruzione della chiesa, nello stesso luogo, esisteva un grosso mortaio di pietra che serviva per la lavorazione della polvere da sparo; si ritiene che sia stato ricavato quando entrarono in uso le armi da fuoco, cioè in epoca posteriore alla costruzione del "castello", fornito di petriere e saettiere, che erano i mezzi di difesa del periodo dell'alto medioevo; distrutto verso la fine del 1800 per fare luogo alla costruzione della chiesa. Nell'interno si possono ammirare delle pitture e la statua in cartapesta della Madonna del Carmine

Chiesa Madonna della Neve

Chiesetta dedicata a Santa Maria ad Nives. Costituisce il più antico monumento storico del paese. Gli affreschi risalgono al 1500 e raffigurano Santi, furono successivamente coperti da uno strato di calcina e riemersi negli anni ottanta, in seguito ad alcuni occasionali lavori di ripulitura della chiesa. Furono restaurati in seguito ad opera della Sovrintendenza alle belle arti che, riconoscendo il valore storico ed artistico della Chiesa, ha provveduto, inoltre, ad effettuare lavori di consolidamento, di risanamento e di restauro, per il riassetto completo dell'edificio. La chiesetta, modesta nella sua sobrietà architettonica, a pianta rettangolare e ad unica navata, ma piacevole per la sua posizione alpestre, in cima alla roccia, da dove si domina l'ampio paesaggio vallivo tra Verbicaro e Grisolia, si raggiunge attraverso un dedalo di viuzze strette. All'interno vi è una piccola statua lignea di antica fattura artigianale raffigurante la Madonna con Bambino, in trono. Nella cappella oltre agli affreschi vi è la seguente iscrizione: Hoc opus f.f. Donna Domenica De Donato da Milito MCCCCCXXXVIIII (1539). Prima erano datati intorno al 1400 perchè, l'iscrizione

Eco-Museo

L'Eco-Museo del vino e della vita contadina è situato nell'ex carcere di Verbicaro. E' un luogo della memoria collettiva dei Verbicaresi, un luogo che raccoglie, conserva e valorizza la grande eredità culturale e storica dei nostri antenati.
Per visitare l'eco-museo contattare il Comune dalle 8:00 alle 14:00 al numero 0985/6139








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