Tortora

Tortora (in calabrese Tùrturi)
è il primo comune della Calabria nord occidentale che si affaccia sul Mar Tirreno, al confine con la Basilicata, paese di notevole importanza per il turismo balneare. Il suo territorio prevalentemente collinare è incluso in gran parte nel Parco nazionale del Pollino, confina sul versante nord con i comuni di Maratea e Trecchina, a nord-est con Lauria, ad est con Laino Borgo, a sud con Aieta e Praia a Mare e ad ovest con il Mar Tirreno. Il territorio è diviso in tre realtà antropiche: il centro storico che conta circa 550 abitanti, le frazioni montane con circa 550 abitanti e la marina con circa 4900 abitanti.

Altre informazioni

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Storia

Il territorio tortorese ha visto la presenza dell'uomo fin dagli albori della storia umana. Nella località Rosaneto è stato trovato un giacimento preistorico all'aperto risalente alPaleolitico Inferiore datato a circa centocinquantamila anni fa, uno dei più antichi siti preistorici italiani. In questo sito sono stati rinvenuti un migliaio di strumenti litici, tra i quali 140choppers, 67 amigdale ed alcuni hachereaux. La presenza umana sul territorio è continuata anche nei millenni a seguire come dimostrano gli scavi avvenuti ai piedi della falesiacalcarea di Torrenave. Negli strati inferiori degli scavi sono stati recuperati strumenti litici prodotti dall'uomo di Neanderthal nel Paleolitico Medio, mentre in quelli superiori compaiono gli strumenti tipici dell'homo sapiens sapiens (Paleolitico Superiore). Nella grotta della fiumarella sono riemerse ceramiche incise dell'età del bronzo dall'Eneolitico fino al Bronzo medio.
Blanda
I primi segni di civiltà risalgono al popolo degli Enotri, che dimorò sul territorio fino dal VI secolo a.C. al IV secolo a.C. provenienti probabilmente dal Vallo di Diano, la loro presenza sul territorio è stata accertata dal ritrovamento di 38 tombe con corredi funerari enotri, da una stele litica e da un piccolo centro abitato. In seguito, agli Enotri si sostituì apparentemente senza scontri bellici, il forte popolo italico dei Lucani, che nel comune di Tortora sul colle Palecastro ampliarono e fortificarono il centro abitativo di origine enotria diBlanda. Intorno al IV secolo a.C. i Lucani erano i signori incontrastati del territorio che si estendeva fino alle rive del fiume Lao a sud dell'odierna Scalea. Come riportato dallo storico romano Tito Livio, Blanda fu espugnata nel 214 a.C. dal console romano Quinto Fabio Massimo, per essersi schierata con Annibale nella seconda guerra punica. Da quanto riportato da Tito Livio, si può dedurre che Blanda era un centro lucano di primaria importanza. Dopo la conquista romana Blanda visse per oltre centocinquant'anni una vita stentata fino alla metà del I secolo a.C., quando divenne un centro amministrativo romano ed assunse il nome di Blanda Julia in onore di Gaio Giulio Cesare. La vita di Blanda continuò ad essere tranquilla fino alla metà del II secolo, quando iniziò una lenta ma continua decadenza. Durante i primi secoli del Cristianesimo, Blanda fu sede vescovile, e in questo periodo fu edificata la chiesa paleocristiana in località «Pianogrande». Si tratta di una chiesa a pianta centrale con ingresso ad ovest e tre absidi, circondata da sepolture, databile tra il VI e il VII secolo. Nel 592 Blanda subì un'incursione longobarda, e la sede episcopale dovette essere ripristinata dal vescovo Felice di Agropoli, su preciso mandato di papa Gregorio I. Nel 601 fu vescovo di Blanda un certo Romano, come ne attesta la sua presenza al Sinodo Romano. Nel 649, anno in cui si svolse il Sinodo Romano, continuò ad essere sede vescovile, come dimostra la presenza del suo vescovo Pasquale. Nell'VIII secolo Blanda passò in mano ai Longobardi. Un altro Sinodo indetto da papa Zaccaria nel 743 fu sottoscritto da Gaudiosus Blandarum Episcopus. A partire dal IX secolo Blanda, sottoposta a continue incursioni e saccheggi da parte dei predoni Saraceni, fu definitivamente abbandonata. Alcuni dei suoi abitanti si rifugiarono nell'entroterra e fondarono su uno sperone roccioso il primo nucleo di Tortora, chiamato, in onore dell'antica città, Julitta. Oggi i ritrovamenti dell'antica città di Blanda possono essere ammirati nella mostra perenne «Archeologia per Tortora: frammenti dal passato», sita nel nuovo Museo di Blanda a Tortora Centro Storico.
Età Moderna
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Cosa vedere

Museo Archeologico di Blanda
Ubicato nella suggestiva sede di Palazzo Casapesenna, nel centro storico di Tortora, attraverso l'esposizione di reperti rinvenuti a partire dal 1990 e una serie di pannelli didattici, il Museo di Blanda permette di apprezzare lo sviluppo storico di questo suggestivo lembo di Calabria al confine con la Basilicata. Importanti scavi archeologici hanno interessato negli anni il territorio portando alla luce testimonianze di insediamenti umani preistorici (fu abitata nel corso del Paleolitico Medio, circa 35 mila anni orsono), ma soprattutto i resti dell'antica città di Blanda Julia, tuttora esposti nel museo archeologico. La mostra, divisa in cinque sale, parte dalla Preistoria (sala 1), quando le basse colline sul tratto finale del fiume Noce ospitavano gruppi umani che hanno lasciato tracce significative del loro passaggio. Insediamenti all'aperto e in grotta.
In località Rosaneto è stato riconosciuto un insediamento risalente a 150mila anni fa, che ha restituito una serie di strumenti ricavati da ciottoli e selci. Con le successive glaciazioni scomparvero gli insediamenti all'aperto, a vantaggio degli abitati in grotta; la cavità naturale di Torre Nave, posta quasi al confine col territorio di Praia, fu abitata nel corso del Paleolitico Medio e all'inizio del Paleolitico Superiore, circa 35mila anni orsono. Alcune cavità naturali lungo la Fiumarella di Tortora sono state abitate anche nel corso dell'età del Bronzo. VI secolo – le sepolture Andando avanti con la storia si giunge al VI secolo a.C. (sala 2) in cui gli Enotri tornano ad abitare le basse colline sulla foce del fiume Noce. Sul pianoro di San Brancato e lungo le pendici del colle Palecastro gli scavi hanno permesso di riportare alla luce nuclei di sepolture databili tra il 540 ed il 450 a.C. circa. Le tombe sono semplici fosse rettangolari scavate nel terreno, all'interno delle quali si deponeva il defunto, in posizione supina, con il corredo di vasi e oggetti personali che ne caratterizzano il ruolo nella comunità. Dall'area della necropoli di San Brancato proviene anche un eccezionale documento epigrafico che molto potrebbe svelare circa la natura della popolazione stanziata a Tortora. La lucanizzazione della Calabria settentrionale Come tutto il resto della fascia costiera tirrenica campana e della Calabria centro-settentrionale, anche il comprensorio di Tortora, tra la seconda metà del V e gli inizi del IV secolo a.C., viene interessato dal fenomeno della lucanizzazione, che a Tortora si manifesta attraverso fenomeni significativi, che trovano riscontro nel Museo (sale 3 – 4) soprattutto nella esposizione dei corredi funerari delle élites lucane, caratterizzati dalla presenza di armi, tra cui i tipici cinturoni di bronzo, e di ricchissimi servizi ceramici con vasellame figurato di pregio destinati al consumo di carni e di vino. La tomba 44 (sala 4) della necropoli di San Brancato, interamente ricostruita nel suo aspetto originario, rende benissimo l'idea dell'ideologia funeraria esibita dai membri di spicco della comunità alla metà del IV secolo a.C. La conquista romana La definitiva capitolazione ai Romani avviene tuttavia nel corso della guerra annibalica; lo storico romano Tito Livioracconta che nel 214 a.C. il console romano conquistò la città di Blanda. Dopo due secoli sul colle di Palecastro nacque il municipium di Blanda Julia; ad esso è dedicata l'ultima sezione del museo.

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