Santa Maria del Cedro

Santa Maria del Cedro, oltre ad essere una cittadina turistica della riviera dei cedri conosciuta sia in Italia che all'estero, è stata sempre all'attenzione da parte di turisti anche dal punto di vista paesaggistico, soprattutto per l'aspetto legato alla storia, in particolare ai suoi ritrovamenti archeologici, che da studi fatti, risalgono al secolo 500 a.c.; parliamo quindi dell'antica città di laos, ma son solo questo. L'altro punto cardine di attrazione turistica è rappresentato dal cedro di Calabria, chi visita Santa Maria del Cedro non può certo non visitare il museo del cedro dove è presente la cultura, l'arte e la storia di questo frutto, inoltre nel passato ma anche oggi molte scolaresche di tutta Italia sono entrate nell'ambiente in cui viene lavorato il cedro; parliamo della cooperativa Tuvcat in cui avvengono le varie fasi di lavorazione del cedro, principalmente tutte le fasi legati per ottennere il cedro candito, ma non solo, anche la marmellata ecc.

Storia

Il Castello dell'Abatemarco

I ruderi del Castello dell'Abatemarco in Santa Maria del Cedro, meglio conosciuto dagli abitanti del luogo come Castello di San Michele, nome che deriva dall'Abbazia annessa, rappresenta uno dei monumenti più importanti del piccolo paese dell'Alto-Tirreno Cosentino. Infatti è proprio dal feudo dell'Abatemarco, costituito attorno al Castello, che nasce l'attuale cittadina di Santa Maria del Cedro.



Castello Santa Maria del Cedro

La rocca su cui sorge il Castello fu conquistato dai Normanni nel 1060; in seguito a questo insediamento i monaci basiliani vi vollero edificare un'abbazia che fosse un'importante sede del loro ordine. Col passaggio dal Monachesimo Basiliano al Monachesimo Benedettino, l'abbazia rappresentò un importante punto di contatto con le altre abbazie, quale quella di Montecassino.



Sono di questo periodo gli affreschi ritrovati nel Castello, forse eseguiti da monaci che giungevano da altri monasteri; due di tali affreschi sono oggi situati nella casa comunale. Raffigurano uno San Sebastiano Martire e l'altro un trittico, la Madonna col Bambino tra un Santo Vescovo e San Leonardo.
Sorse dunque prima l'Abbazia – e forse per questo il nome Abatemarco , dal nome di un abate - che è testimone del passaggio dell'influenza bizantina al monachesimo benedettino, e poi il feudo che dalla dominazione Angioina e Aragonese diventò proprietà delle più grandi famiglie del tempo.



Castello Santa Maria del Cedro

Secondo fonti storiche il feudo dell'Abatemarco comprendeva le TORRI DI GUARDIA , dette “la Bruca” , “Torre di sant'Andrea” , e Impresa, detta poi "Carcere dell' Impresa", che costituì un importante opificio, per la lavorazione dei prodotti del luogo, soprattutto della canna da zucchero.



Castello Santa Maria del Cedro

Nel nucleo centrale di Abatemarco si poneva San Bartolo: "Sulla sponda destra del fiume Abatemarco stava edificato il piccolo villaggio di Abatemarco. Esso sorgeva sopra una piccola Rocca Baronale con un mucchio di case attorno".
Il luogo fu sede e appartenne alle più grandi famiglie del tempo, nel 1275 ABA-MARCUS apparteneva al giustiziato di Val di Acri e nel 1305 ne era signore il famoso ammiraglio Ruggiero di Lauria.
Nel 1414 il feudo viene acquistato da Arturo Pappacoda di Napoli, siniscalco del re Ladislao, al quale si deve anche la statua in legno d'ulivo di San Michele ritrovata nella chiesetta annessa al Castello - per questo definito dagli abitanti del luogo “Castello di San Michele”. Una prima svolta avvenne nel 1511, quando divenne feudo della casata dei Brancaccio.

In quel periodo la terra di Abatemarco contava 114 anime. Dopo numerosi passaggi sotto varie famiglie di feudatari, come i Sanseverino e i Carafa, e soprattutto dopo vari periodi di carestie, il castello passò nel 1727 nelle mani di Angelo Perez de Nueros, che amministrava così i feudi di Abatemarco e di Orsomarso, in qualità di tutore e parente di Antonio Brancati. Fu proprio per volontà della famiglia Brancati, nella persona di Andrea Brancati, che negli ultimi anni del Seicento nacque il borgo di Cipollina, denominato Casale, destinato dapprima ad accogliere i contadini e poi a diventare palazzo baronale. I Brancati tennero il feudo fino al 1806, l'ultimo feudatario di famiglia, Francesco Maria, abbandonò il paese e si trasferì a Diamante.
Intorno al borgo di Cipollina si costituì in seguito quello che costituisce oggi l'attuale centro storico di Santa Maria del Cedro.

Il territorio del Comune di Santa Maria del Cedro pur avendo una fascia coltivabile non molto estesa così chiusa nel retroterra dai monti, ha da sempre assicurato agli abitanti del luogo la possibilità di colture differenti. Infatti si possono ammirare ancor oggi le ampie distese di campi coltivati a vite, a ulivi, e ad agrumi, tra cui una menzione particolare merita la coltura del cedro.



Castello Santa Maria del Cedro

Esso rappresenta sicuramente la particolarità principale del comune visto che nella prima settimana di agosto vi è una sagra popolare destinata alla promozione del prodotto e soprattutto all'arrivo dei rabbini da Israele che vengono a scegliere i frutti migliori per festeggiare le ricorrenze religiose.



Castello Santa Maria del Cedro

Castello Santa Maria del Cedro

Il Carcere dell'Impresa (Palazzo Gabriele Marino). - Il carcere Dell'impresa è stato sottoposto ad un restauro, durato circa quattro anni. Nello stesso tempo, è stato posto un vincolo di destinazione, che vede il Carcere dell'Impresa come espositore dei prodotti delle attività produttive locali. I lavori di restauro sono stati rallentati a causa della presenza di rinvenimenti di interesse archeologico. Infatti, Il palazzo è definito da recenti studi come databile tra il 1500 e 1600. Pare però che le sue fondamenta risalgano ad epoche precedenti, anche classiche, come indica la presenza di numerosi frammenti ceramici di epoca ellenistica e romana. La struttura è veramente suggestiva, con delle sale davvero stupende. Attualmente il carcere dell'impresa è adibito come centro polivalente per il cedro. Al suo interno ha il museo del cedro e il laboratorio del gusto. Il museo del cedro rappresenta in sintesi un spazio in cui si cerca di valorizzare la figura di questo prodotto tipico calabrese che è il cedro con percorsi artistici culturali ed eventi e nello stesso tempo di promuovere il territorio di Santa Maria del Cedro. Venerdì 28 Maggio 2010 il carcere dell'Impresa è stato intitolato a Gabriele Marino.



Nell’Alto Tirreno Cosentino, tra Scalea e Cirella, al centro della vasta piana del Lao, su di un poggio alle pendici dei monti più alti della catena costiera cosentina (Cozzo del Pellegrino m. 1968 e la Mula m. 1931), che chiudono ad anfiteatro la piana stessa, si adagia Santa Maria del Cedro, 116 m. sul livello del mare, un tempo Cipollina. Cipollina, suo nome originario, vorrebbe significare, con un misto di greco e di latino, Cis-polis, cioè al di qua della (grande) città. Ed infatti, al di là dell’odierno centro, oltre il fiume Abatemarco, nel territorio dove attualmente si estende Marcellina - grossa frazione di S. Maria del Cedro -, un tempo estendeva le sue case e le sue torri l’antica e fiorente città di Laos. Di essa hanno parlato e scritto gli storici di tutti i tempi: da Erodoto, a Plinio, a Strabone, a Oreste Dito; dal Barrio al Marafioti, al Fiore, all’Orsi tra i più noti.

L'attuale centro abitato non è molto antico. Fondato nella seconda metà del 1600 dal Barone Andrea Brancati, all’inizio fu solo un piccolo borgo nel comune di Grisolia e tale rimase fino a qualche decennio fa. Grazie all’opera instancabile dell’allora Parroco Mons. Francesco Gatto e dei suoi coraggiosi e intrepidi collaboratori, Salvatore Rizzo ed Egidio Longobardi, all’interessamento degli esponenti politici del tempo e al sostegno del Vescovo di Cassano Jonio Mons. Raffaele Barbieri, con Decreto Legislativo del 26 febbraio 1948 veniva riconosciuta l’autonomia comunale alla frazione di Cipollina. Dopo ventitrè mesi di intenso lavoro per il raggiungimento dell’autonomia e nonostante gli ostacoli posti dagli amministratori del Comune di Grisolia, Cipollina, con a capo il suo parroco, vede coronato il suo sogno. Dopo pochissimo tempo si incominciò a pensare anche al cambiamento del nome. La nuova amministrazione comunale propose due nomi: “Turio” e “Neopoli”, ma la maggioranza consiliare, superando gli immancabili scogli, decise per un terzo nome: “Santa Maria”. L’11 aprile del 1955 veniva decretato il cambiamento del nome da Cipollina a Santa Maria. In seguito, per localizzare meglio la zona ed evitare disguidi con altri Comuni aventi la stessa denominazione e soprattutto per far conoscere il frutto tipico e unico di questa terra, il consiglio Comunale, presieduto dal Sindaco Almo Romito, deliberò la pratica per aggiungere alla denominazione “Santa Maria” la dicitura “del Cedro”.

Con decreto del Presidente della Repubblica del 28 febbraio 1968, la denominazione di Santa Maria si muta definitivamente in “Santa Maria del Cedro”. Oggi il paese ha un’estensione di 18,70 Kmq e conta 4750 abitanti (secondo la statistica di giugno ’99). Bagnato dal fiume Abatemarco si sviluppa lungo la sezione meridionale del Golfo di Policastro, e confina a Nord con Scalea e Orsomarso e a Sud con Grisolia. Ad Est confina invece con le alture appenniniche del Cozzo Pellegrino e della Mula. Il Comune è diviso in due grossi centri urbani: il Centro Storico con 2300 abitanti circa e che coincide con la Parrocchia “Nostra Signora del Cedro”, e la frazione Marcellina, con 2450 abitanti, che formano la parrocchia “S. Cuore di Gesù”. Il centro storico è ad appena 116 metri sul livello del mare e a 2 Km dalla litoranea.








Arte e Cultura

Cappella Santa Maria del Cedro

Prima…"Spirito Santo"….
Una cappella, semplice di aspetto, dimessa nella sua architettura, pareti imbiancate di calce, fu l’opera che il barone Andrea Brancati, fuggito da Napoli e ritiratosi nel feudo di Abatemarco, fece costruire sul terreno di Cipollina, oggi S. Maria del Cedro, verso il 1690. Quando i francesi, nel XVIII sec., distrussero il castello Abatemarco, i primi coloni incominciarono a costruire le loro casupole presso quella cappella, dedicata fin dall’inizio allo Spirito Santo. Infatti, in quegli anni, era molto sentito il culto allo Spirito Santo, già diffuso tra il XVI e XVII secolo sia a Maierà che a Diamante. Furono questi primi coloni che, in seguito, ingrandirono con il loro lento, ma continuo sforzo quella piccola cappella costruita dal Brancati. Ma solo all’inizio di questo secolo, negli anni ’20, il parroco Don Francesco Tundis intraprese con alcuni collaboratori l’ardua iniziativa di ampliare la Chiesa Parrocchiale. Ma nonostante il coraggioso impegno i lavori si arenarono rapidamente sia per mancanza di fondi, sia per i debiti contratti, in quell’epoca di estrema miseria. Privo di ogni mezzo e con una situazione parrocchiale economicamente debitoria, fu il successore Mons. Francesco Gatto che nel 1940 si mise a lavorare, senza sosta, perché il Signore avesse finalmente un tempio più degno. La comunità parrocchiale era cosciente dei problemi per la ricostruzione della Chiesa, ma era anche decisa a risolverli con sacrifici. Dopo il duro lavoro dei campi, uomini e giovani, a tarda sera, si portavano nelle grotte renarie a cavare la sabbia e la domenica, tutti insieme, bambini, giovani, uomini e donne, si organizzava il trasporto dalle cave alla Chiesa. Così fu possibile ampliare la Chiesa, pronta ai lavori di decorazione, e costruire le aule di catechismo adiacenti. Nell'arco di 10 anni di lavoro (1939-1949), di preoccupazioni, di attività febbrile, di travagli e di ansie, il tempio era completato in tutte le sue parti: volta rifatta, altari restaurati, pavimento di marmo, pergamo, cantoria ricostruita, pareti adorne di decorazioni e figure, opera del prof. Nicola Pignataro, facciata nitida, gradinata di pietra finemente lavorata, porta centrale realizzata con legno massiccio, l’organo rimesso a nuovo: un piccolo monumento, ricco di arte e di bellezza... stupendo a vedersi! Sulla volta centrale dipinti tre grandi quadri: lo sposalizio della Madonna, il beato transito di S. Giuseppe, la fuga in Egitto; agli angoli: i quattro Evangelisti; verso il centro: S. Pietro e S. Paolo; sul cornicione sei grandi quadri: la tempesta sedata, la cena, la moltiplicazione dei pani, “la messis quidam multa”, la consegna delle chiavi a Pietro, Gesù tra i fanciulli; sulla cantoria: Gesù scaccia i profanatori del tempio e sulle pareti: le tre virtù teologali: Fede, Speranza e Carità. Nella calotta sfolgorante di luce: la Gloria dello Spirito Santo. La Chiesa è ormai pronta e il 27 settembre del 1949, Mons. Raffaele Barbieri, Vescovo di Cassano Jonio, tra la gioia e la commozione della popolazione, diede inizio allo svolgimento delle Sacre funzioni per la Consacrazione del Tempio completamente restaurato. La chiesa dello Spirito Santo da allora, e per quasi quarant’anni, chiamò ogni giorno i fedeli di Santa Maria a raccogliersi per elevare insieme al lode al Signore, fino al 7 giugno del 1986, quando il titolo della Parrocchia fu trasferito alla nuova chiesa.
...poi "Nostra Signora del Cedro….
Negli anni '70 lo sviluppo dell'edilizia, lungo la fascia tirrenica, era ormai galoppante e Santa Maria del Cedro non si sottraeva a questo fenomeno. Fu così che il Parroco Mons. Francesco Gatto cominciò a pensare alla costruzione di una nuova chiesa. Una chiesa più spaziosa, più centrale, più moderna, proiettata nel futuro, anche perché quella esistente, bella sì, ma ormai piccola, non corrispondeva più alle esigenze di questi nostri tempi. Costruita la scuola materna: "Nostra Signora di Fatima", il resto del terreno acquistato restò disponibile per la costruzione della nuova Chiesa. Il progetto fu affidato all'Ing. Alfredo Vitelli e il 20 luglio del 1973 viene posta la prima pietra, benedetta da S.E. Mons. Domenico Vacchiano, vescovo di Cassano Jonio. Terminati i lavori, il 7 novembre 1986 fu proclamato Parrocchia «dal Vescovo Diocesano», Mons. D. Augusto Lauro, vescovo della Diocesi di S.Marco Argentano-Scalea, trasferendo il titolo dalla Chiesa dello Spirito Santo. Il 27 giugno 1987 il Sacro Tempio fu consacrato e dedicato alla Madonna sotto il titolo: «NOSTRA SIGNORA DEL CEDRO» da Sua Em.za Antonio Card. Innocenti.

Chiesa Santa Maria del Cedro

All’interno della Chiesa, dietro l’altare, si può ammirare il grande mosaico della Sacra Icona: «Nostra Signora del Cedro». Alta m. 7,30 e larga 2,40, rappresenta un'immagine stupenda: la Madonna con il Bambino Gesù, che stringe tra le manine un cedro, frutto pregiato della nostra terra. Con l'affettuosità, la tenerezza e la dolcezza della Mamma, esprime la maestà della Regina. E' opera dell'artista P. Angelico Zarlenga, domenicano il quale ha saputo cogliere in sintesi geniale e con il cuore dell'artista i sentimenti di questa nostra gente, l'ambiente agricolo di questa cittadina, i prodotti pregiati di questa terra. P. Angelico Zarlenga non solo ha il merito di aver realizzato una delle sue più belle opere, ma anche quello di aver saputo provvedere ad un solido finanziamento, erogato generosamente dalla famiglia Carmela e Fernando Bernardi, americani. Ad arricchire e completare la struttura contribuiscono altri elementi unici e di grande bellezza: l'altare ed il tabernacolo, ricavati da una grossa radice di ulivo offerta dalla famiglia Durante Biagio e Miraglia Assunta e lavorati da Suor Agar Loche; 16 pannelli in mosaico della Via Crucis, che iniziano con il memoriale della Cena del Signore e culminano nell'incontro del Risorto con Maria Maddalena; il mosaico della facciata di circa 18 mq., che rappresenta la Madre di Dio; e infine le grandi Vetrate policrome astratte. Il 26 giugno 1988 dallo stesso Cardinale Innocenti, la Sacra Icona della Madonna è stata cinta da un diadema d'oro, pregiata opera dell'orafo Gerardo Sacco. Questo Tempio, così completato, è veramente meraviglioso: un gioiello d'arte. E in questo tempio, oggi, la comunità parrocchiale di “Nostra Signora del Cedro” prega e loda il Signore. In effetti, la parrocchia non ha una grande storia. Sorge col nascere della stessa comunità civile alla fine del XVII, ma in compenso può vantare una grande e ininterrotta tradizione religiosa, alimentata ardentemente dai Parroci che in questi tre secoli hanno lavorato instancabilmente in questa vigna.

Marcellina

Marcellina di Santa Maria del Cedro Marcellina di Santa Maria del Cedro

Le notizie storiche sulla nascita di Marcellina sono poche e non attestate. Intorno agli anni '50 del '900 le popolazioni dei paesi limitrofi iniziarono popolare la zona che si prestava naturalmente agli scambi commerciali. Denominata sin da subito come “Scalo di Verbicaro” il piccolo paese ospitò ben presto la stazione ferroviaria, grazie alla quale gli abitanti di Verbicaro, Orsomarso e Grisolia poterono dar vita ad una fiorente vita commerciale basata sullo scambio dei prodotti agricoli.
In pochi anni Marcellina si popolò e l'unione degli abitanti recanti con se tradizioni culturali ed enogastronomiche ha dato vita ad un piccolo paese con una sua identità storica. Ad oggi si contano nel paese circa 1300 abitanti.

SUORE RIPARATRICI DEL SACRO CUORE

La nostra presenza a Verbicaro Scalo, l’attuale Marcellina, risale al dicembre 1931, quando la zona era ancora una campagna e gli abitanti erano coloni con le loro rispettive famiglie, che versavano per lo più in povertà e degrado morale e civile. Il latifondista Biagio Adduci ebbe l’ispirazione di fare qualcosa per sollevare le condizioni di quella gente. In unità d’intenti con la moglie, decise di dare i suoi beni in beneficenza, per la sussistenza, civilizzazione e istruzione di quella gente, si sentì spinto a chiedere valida collaborazione all’Istituto delle Suore Riparatrici del Sacro Cuore, che gli concesse una Comunità di Suore.
Egli donò alla nascente Comunità la propria casa con i terreni circostanti, parte dei quali servirono per la costruzione di una Casa per l’accoglienza e l’educazione delle fanciulle orfane o povere e la Scuola Materna per l’educazione dei piccoli.
Per gli adulti e la gioventù furono organizzati dei corsi di catechesi di base e di principi morali.
Per assicurare la Messa festiva, l’Adduci fece costruire una chiesa che, col passare del tempo, direbbe l’unica parrocchia di Marcellina. L’Adduci si affiancò alle Suore per la catechesi e l’istruzione morale e si vide ben presto migliorare il livello morale, civile e religioso degli abitanti.
Quell’impulso iniziale fu benedetto da Dio e portò frutti desiderati.
Ancora oggi Marcellina è fiera del magnifico stile impressole a servizio di Dio e dei fratelli.
Nell’unica Parrocchia, cellula viva della Diocesi, collaborano in fattiva armonia Suore e Laici, portando frutti graditi al Padrone della Messe.
Le suore oltre ad essere inserite nelle opere parrocchiali si dedicano con particolare impegno per l’educazione dei bimbi nella Scuola dell’infanzia frequentata da numerosi bambini e con la colonia estiva che viene organizzata ogni ano per i ragazzi di Marcellina e dintorni.








Cosa vedere

Parco Archeologico di Laos Marcellina di Santa Maria del Cedro

Parco archeologico di Laos

Da visitare per Turisti ed appassionati è il Parco Archeologico di Laos, è una dimostrazione di una civiltà esistita sin dai tempi remoti risalente al 500 a.c. circa. Il parco copre un'area di circa 60 ettari e costituisce sicuramente l'area di maggiore interesse storico-culturale dell'intero territorio dell'Alto Tirreno Cosentino . La realizzazione del Parco Archeologico risale al 1994 a seguito delle ricerche archeologiche condotte dall'equipe italo-francese volte all'individuazione dell'impianto urbano e allo scavo di alcune case e fa parte di un più ampio progetto di recupero del comprensorio tra i fiumi Lao e Abatemarco. In tale occasione l'area fu recintata, si restaurarono le strutture antiche, venne restaurato un edificio limitrofo adibito a piccola sede museale (Antiquarium) e ai servizi, si realizzò un apparato didattico e si rese visibile il tracciato viario antico mediante una staccionata lignea che delimita i percorsi di visita per il pubblico, ricalcando i limiti delle carreggiate delle strade. Nell'Antiquarium si possono ammirare numerosi, splendidi reperti rinvenuti nel corso degli scavi. Il sito si può visitare in orari prestabiliti nel periodo estivo, mentre negli altri periodi dell'anno ci si può prenotare presso gli uffici del Comune.


La Chiesetta di S. Andrea

All'inizio del paese si trovano poi i resti della chiesetta di Sant'Andrea. I ruderi della chiesetta appartengono ad una chiesa di fattura basiliana o bizantina, com'è testimoniato dalle tracce degli affreschi che si trovano al suo interno.

Chiesa dello Spirito Santo

la chiesa dello spirito santa locata nel centro storico di Santa Maria del Cedro, oltre ad avere importanza storica, la chiesa è importante per il popolo della cittadina in quanto fu costruita dal popolo stesso: uomini, donne e bambini si adoperarono a fare ogni sorta di lavoro manuale, negli anni '50, con l'aiuto dell'allora sacerdote, don Francesco Gatto, per dare l'assetto di una chiesa ad una costruzione che stava andando ormai in rovina. La chiesa dello Spirito Santo è stata poi nuovamente ristrutturata qualche anno fa.

Le Torri di avvistamento

Nella cittadina sono anche presenti le testimoniane di alcune torri di avvistamento, reperti storici molto importanti: la torre Nucito, la Torre Longa e la torre di Sant'andrea. Quest'ultima, di evidente fattura Normanna, è quella che si è mantenuta meglio nel tempo e la più vicina all'abitato; era dunque la più importante, perché permetteva di avvisare la popolazione in caso di incursione dei Saraceni e di mettersi in salvo. Le torri erano collegate tra di loro in modo da permettere l'avvistamento degli invasori e di informarne il popolo tramite un particolare sistema di comunicazione.








Cosa fare

Le Feste della Parrocchia

San Giuseppe Santa Maria del Cedro

Due sono le feste caratteristiche della Parrocchia: S. Giuseppe e S. Michele Arcangelo. La prima, patronale, si festeggia il 20 luglio; la seconda il 29 settembre. Il popolo attende oggi questi due eventi religiosi non per il folclore che un tempo era legato alle feste e oggi quasi del tutto scomparso, ma soprattutto per vivere le grandi liturgie, le processioni e accostarsi ai sacramenti. Il 20 luglio, quando il caldo tocca le punte più elevate, si celebra, dunque, la festa di S. Giuseppe. Perché proprio il 20 luglio? Non esiste una tradizione certa. Una vecchia leggenda popolare narra che nel mese di luglio, quando la gente della Borgata raccoglieva i frutti del suo lavoro, S. Giuseppe avrebbe difeso le solitarie casette di questo piccolo agglomerato dai nemici predatori, che in quei tempi infestavano la zona. Alcuni sostengono che la celebrazione si deve ad una festa votiva di ringraziamento, inserita fra le feste patronali della zona. Ma forse la realtà è un’altra: la festa di S. Giuseppe sarebbe di origine egiziana, posteriore al IV secolo. Secondo la versione apocrifa della “storia di S. Giuseppe falegname”, tradotta dal greco in copto-boharico ed arabo (a cura di P. Peeters, II ed. Parigi 1924, nota nel cap.26), il giorno commemorativo del Santo sarebbe il 20 giugno o il 20 luglio. M comunque stiano le cose, per tradizione la festa di S. Giuseppe, in questa Parrocchia, si festeggia puntualmente il 20 luglio, preceduta da un triduo di preghiera e di predicazione. Non è dato sapere da quando tempo vive questa tradizione né da quando tempo S. Giuseppe è stato proclamato Patrono della comunità.

San Michele Arcangelo Santa Maria del Cedro

Lo stesso discorso vale per la festa di S. Michele, compatrono, che si celebra il 29 settembre, secondo il calendario liturgico. Anticamente la gente veniva a carovane dai paesi vicini. Molti venivano per onorare il Santo, altri coglievano l’occasione per incontrarsi con parenti e amici, altri ancora per divertirsi al suono delle musiche e dare una occhiata alle bancarelle allestite durante la fiera. Oggi, si celebrano le stesse feste, ma in un clima diverso. La gente partecipa con la stessa ansia alle feste celebrative, ma in uno spirito nuovo, che viene da una fede più consapevole e più profonda. Oltre a queste due feste che appartengono alla tradizione di fede di questo popolo, da pochissimo tempo, e precisamente dal giugno 1987, voluta dal parroco Mons. Francesco Gatto in ricordo della consacrazione della nuova Chiesa “Nostra Signora del Cedro”, si celebra ogni anno, alla fine del mese di giugno, la “Settimana Mariana”. E’ una settimana di sola preghiera e di ringraziamento alla Vergine Santa, spogliata di ogni altro elemento esterno alla fede.

MARCELLINA – 10 ago. - La seconda domenica di agosto Marcellina si stringe attorno al suo santo protettore, San Marcellino Papa e Martire, ricordando così l’arrivo della sacra immagine, attualmente venerata nella chiesa madre. La festa liturgica di questo Santo è il 26 aprile, giorno in cui si ricorda il martirio. Nel cuore dell’estate, questa grande comunità di fedeli si ritrova insieme per vivere la festa esterna, con momenti non soltanto celebrativi ma anche di sana distensione. . Un Santo poco conosciuto, ma valido esempio di fede per i nostri tempi. Fu scelto come protettore della rinascente Borgata di Marcellino, così venne chiamata l’attuale Marcellina, per via dello stesso nome.

San Marcellino Santa Maria del Cedro








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